Sono tempi duri per la cultura in Italia: non importa a nessuno di questa benedetta "cultura" e gode di una scarsa o nulla considerazione. Leggere libri è considerato un hobby per sbruffoni che non hanno nulla da fare. Le librerie sono praticamente deserte e popolate dai soliti personaggi che si aggirano prudenti fra gli scaffali. Se chiedete a chiunque quale sia stato l'ultimo libro che ha letto e quando spesso la risposta è un silenzio gravido di minaccia: nella peggiore delle ipotesi rischi anche di prendere due schiaffi.
Se leggere un libro è diventata un'attività inutile, leggere un libro di poesia è diventato uno sport che espone al pubblico ludibrio: poichè leggere poesie viene considerata "roba da froci" c'è da aspettarsi che di qui a qualche anno potrebbe essere considerata una malattia sociale da curare magari con l'elettroshock come facevano in URSS.
E invece io imperverso ostinatamente a comprare e soprattutto leggere poesia, nonostante sia palesemente etero. Fondamentalmente perchè mi fa sentire meglio e mi consente di affrontare meglio il confronto continuo e costante con un'umanità sempre più mediocre, sempre più votata al conformismo, sempre più sterile in tutti i campi dell'esistenza.
Se c'è da segnalare una buona medicina contro tutto questo, allora mi permetto di evidenziare questo
«Discorso all’Ufficio oggetti smarriti» della Szymborsk. Si tratta di una fortunata raccolta di scritti di questa grande poetessa che sa scrivere parole di grande potenza con la semplicità di chi scrive con il cuore: e al cuore non si può mentire (momento di romanticismo gratuito da parte del sottoscritto).
Un'opera molto piacevole e una lettura tonificante: consiglio la lettura agli animi liberi...
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