Ho letto qesto libro la scorsa estate, comodamente spaparanzato su un lettino sotto l'ombrellone mentre la gente (uomini, donne, vecchi e bambini) strillava all'impazzata nel loro disperato tentativo di divertirsi con i palloni o i racchettoni o alla disperata ricerca di un posto dove "se magna tanto e se spenne poco"...
Non so bene per quale motivo, magari pensando a qualche situazione particolare in cui sono incappato recentemente o a qualche misero personaggio da due soldi che il fato (elemento bizzarro e fuori dal nostro controllo si sa...) mi ha malauguratamente posto sul mio cammino, insomma mi ritrovo a ragionare e commentare questo libro ora. Non credo alle coincidenze: comunque...
Borges con la sua prosa decisamente peculiare offre al lettore un catalogo di personaggi, estratti da latitudini e da epoce diverse, tutti accumunati da un elemento: l'infamia. Essere infami non è cosa da poco e trattasi di una caratterstica un po' innata, un po' coltivata dagli individui. Insomma: infami si nasce e si diventa sempre più infami con lungo e paziente esercizio. I personaggi che Borges propone sono infami di un certo spessore: non di certo gli squallidini ometti e donnicciole che la quotidiantià magari ci mette di fronte un po' in tutti campi. In effetti il mondo del lavoro, le stesse famiglie, il mondo dell'arte e - perchè no? - quello della musica (di profilo più o meno basso) sono tutti popolati da sciami di infami. E allora un libro come questo può tornare utile: quantomento per farci sorridere e riflettere sulla vacuità ed inutilità di tutti gli sforzi che gli infami mettono in campo per turbarci gratuitamente la vita.